COME RICONOSCERE E CURARE IL DISTURBO DA STRESS POST TRAUMATICO?


Vi proponiamo oggi la registrazione della videointervista al dottor Daniel Dufour,
esperto di medicina globale e autore di La fine del tunnel e Disinnescare la bomba (Amrita Edizioni).
In questo video ci racconta perché molti sintomi e malattie di cui soffriamo sono riconducibili al disturbo da stress post traumatico e come possiamo liberarcene.



Daniel Dufour, medico chirurgo, ha lavorato in paesi in guerra come lo Zimbabwe, l'Iran e l'Iraq. Durante queste esperienze emerge un problema alla mano destra che solo in seguito scoprirà essere un sintomo del disturbo da stress post traumatico. Con il libro La fine del tunnel, pubblicato con Amrita Edizioni, il dott. Dufour vuole proprio dimostrare questo: il disturbo da stress post traumatico è più diffuso di quanto si creda, perché non colpisce solo soldati o vittime di violenze dirette, ma anche tutti coloro che della violenza o della tragedia sono testimoni. E, per esempio, tanto per cominciare, nessun medico o chirurgo ne è esente.
L’abbiamo quindi intervistato per capire meglio cos'è questo disturbo e come lo possiamo riconoscere e curare.

Partiamo dall’inizio. Perché, se è così diffuso, se ne parla così poco?
Il dott. Dufour ha una risposta per questo, anzi più d'una:

«Milioni di persone in tutto il mondo sono affette da questa patologia, per la quale, purtroppo, al momento attuale esistono solo trattamenti di scarsa efficacia. Eppure se ne parla ancora poco, per diversi motivi.
Il primo è che si tratta di un disturbo abbastanza recente della storia della medicina. Si è iniziato a parlarne al ritorno dei soldati americani dal Vietnam e inizialmente si credeva si trattasse solo di ansia. Solo dal 2013 si è iniziato a riconoscerlo come un disturbo a sé.
In secondo luogo, si è pensato a lungo che riguardasse solo persone con determinate professioni, come militari e poliziotti, e invece si è scoperto che può colpire chiunque abbia subìto direttamente o indirettamente un trauma: molto spesso, infatti, questo disturbo non viene diagnosticato come tale, si parla di psicosi quando invece è post traumatico.
Andando ancora più in profondità, alle radici del problema, si scopre un certo grado di omertà nel parlarne, soprattutto nelle professioni a rischio, come fra pompieri, giudici, o chi svolge lavori umanitari, ma anche chi conduce un tram, per esempio. E chi rappresenta questi lavoratori non è disposto spesso a parlare dei rischi che questi mestieri comportano.
Per non parlare poi del fatto che chi ne soffre spesso prova vergogna, perché vive il disturbo come una debolezza o una fragilità, e non come un qualcosa da curare».

Per aiutare le persone a guarire dal disturbo di stress post traumatico, il dott. Dufour ha preso consapevolezza che la medicina non è solo diagnosi e farmaci . Ha intrapreso, infatti, un percorso per ampliare il suo approccio e le sue conoscenze, credendo in quella che viene definita “medicina globale”. In quest’ottica, l’individuo viene preso in esame nella sua interezza, andando a comprendere la sua storia, le sue peculiarità, i suoi bisogni, le problematiche fisiche, ma anche emotive e psicologiche.
Ed è proprio attraverso questo approccio che il dott. Dufour è riuscito a guarire tantissimi pazienti, affetti apparentemente da piccoli disturbi fisici che la medicina tradizionale curava singolarmente, senza andare ad analizzare la situazione nel suo complesso.

«Quando una persona vive un evento traumatico (come una violenza, o un incidente d’auto, ad esempio), o la minaccia di esso, questo viene vissuto su diversi piani: molto dipende da persona a persona. Ogni essere umano, anzi, ogni mammifero, quando subisce un trauma ha tre possibili reazioni automatiche: l’attacco, la fuga o il freezing, il “congelarsi sul posto”. Quest’ultima è la reazione più grave, in quanto tutta l'energia che si forma automaticamente a causa dell’evento rimane bloccata. Queste tensioni possono portare, dunque, far emergere sintomi del disturbo da stress post traumatico, che a seconda della persona si manifestano in modo apparentemente diverso, ma che hanno una radice comune».

Il dott. Dufour ha pubblicato con Amrita Edizioni anche un altro libro, Disinnescare la bomba, dove dimostra che sentire e comprendere le nostre emozioni è fondamentale fin dall'infanzia, anche per vivere a pieno le nostre relazioni.
«Viviamo un periodo storico difficile, c'è poco amore nell'aria; spesso accade che molti, senza rendersene conto, si aspettano di essere amati, ma senza sapere da chi, senza sapere realmente cosa vuol dire amare gli altri, e prima ancora amare se stessi. Molte persone vivono questo stato di delusione e carenza perché loro stesse non sanno come amarsi, a causa di un’infanzia in cui non hanno ricevuto l'amore necessario. Amare, per come la vedo io, è darsi il permesso di stare realmente nel tempo presente.
La fatica dello “stare nel tempo presente” è data dall'incontrare emozioni che possono essere anche spiacevoli; se però non ci concediamo di sentirle, di riconoscerle, la nostra mente finirà con il continuare a creare vie di fuga nel futuro o nel passato».
La miglior prevenzione per tutti in questo momento? Il dott. Dufour ne è sicuro: «Dare a se stessi e agli altri amore, e la possibilità di stare nel tempo presente qualunque esso sia, accettando noi stessi».

Per guardare l’intervista completa clicca qui!


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