FACCHIN: ECCO COME TRASFORMARE

LA SOFFERENZA IN FELICITÀ




Abbiamo incontrato Matteo Facchin, massofisioterapista, osteopata, formatosi in kinesiologia,
cyberkinetics, biodinamica e nell'approccio somatico-emozionale. Nel 2010 ha creato il Metodo Facchin che, attraverso uno speciale dialogo guidato, consente alle persone di individuare l'evento scatenante nella dinamica somato-emozionale, elaborarlo e resettarlo. Matteo è anche autore del libro appena pubblicato da Amrita Edizioni, Il dolore maestro. Trasformare la sofferenza nello strumento della nostra rinascita.




facchin-osteopata-ancona-chi-sono-01.jpgAnni fa lessi da qualche parte su una pagina social questa frase: “Se la sofferenza vi ha resi cattivi, l’avete sprecata”. Da allora mi continua a tornare alla mente, come un mantra, ogni qual volta si presenta nella mia vita un dolore fisico o una difficoltà di altro genere. Devo dire però che, pur sapendo che la sofferenza non va di per sé sprecata, ma compresa, è spesso difficile capire cosa si nasconde al suo interno, qual è il suo significato più profondo, la lezione da apprendere da essa, o il messaggio che ci è venuta a portare.

Da soli è difficile, spesso impossibile. Ed è proprio per questo motivo che ho apprezzato ancor di più l'importante contributo di Matteo Facchin, che attraverso il suo libro Il dolore maestro offre strumenti per comprendere ciò che ogni sofferenza fisica ci sta comunicando: una guida di autoanalisi, per non fuggire dal dolore, ma al contrario per entrarci e poterne uscire arricchiti e più consapevoli.
L’abbiamo intervistato nella nuova puntata di “Filo diretto con l'autore”, per comprendere meglio di cosa parla il suo libro e a chi è rivolto.

Perché questo libro?
Matteo ci spiega perché ha voluto approfondire proprio il tema della sofferenza: “Lo scopo di questo libro è quello di aiutare a utilizzare in modo proficuo lo strumento più potente a nostra disposizione: il dolore. Di solito la prima e più frequente reazione al dolore è un senso di fastidio, di fuga e di avversione: viene trattato come qualcosa da allontanare ed eliminare al più presto e con qualsiasi mezzo. Possiamo vivere intere vite fuggendo dal dolore, e la paura di esso spesso diventa più forte della sofferenza stessa”. Ma secondo Matteo, se affrontata e compresa, la sofferenza stessa può diventare una vera e propria risorsa grazie alla quale possiamo conoscere i nostri limiti, comprenderci più a fondo e raggiungere una maggiore felicità.

Cos'è la dinamica somato-emozionale?
Ma come trasformare il dolore fisico in uno strumento di felicità? Partendo dall’ascoltare il nostro corpo e dal capire quali dinamiche si nascondono dietro a ogni nostra tensione, stress e sofferenza.
L’autore spiega nel dettaglio una dinamica in particolare, chiamata somato-emozionale, che potrebbe essere la chiave di trasformazione profonda che cerchiamo. “Inizia con il manifestarsi di un dolore apparentemente normale, che si può situare ovunque nel corpo: possiamo parlare di un semplice fastidio alla spalla, alla cervicale, al ginocchio, sino ad arrivare a dolori più grandi. La sua origine però non è fisica, né legata al sistema viscerale o al sistema posturale, strutturale, ma ad una dinamica che appartiene al sistema emozionale. Questo significa che non è legato neanche ad una forma di stress, come invece spesso si tende a pensare.” La radice di queste dinamiche somato-emozionali sono invece da ricercare in eventi significativi del nostro passato, che hanno scatenato dolori fisici. Imparando quindi a leggere e interpretare questi dolori, possiamo comprendere quali aspetti della nostra vita hanno bisogno di essere compresi e guariti, per essere così trasformati.

Dalla pratica alla teoria
Questo libro nasce dall’esperienza decennale dell’autore, che dopo diverse ricerche, analisi e osservazioni quotidiane dei suoi pazienti ha potuto mettere a punto strumenti utili per tutti. “Questa è la raccolta delle mie esperienze sia personali che professionali. Sono un grande ricercatore e mi piace molto approfondire e capire: il mio percorso professionale mi ha spinto a ricercare sempre di più. Ho iniziato a lavorare come massofisioterapista, ma alcune cose mi stavano strette, non le comprendevo, soprattutto le dinamiche del corpo: perché a volte, dopo aver trattato il dolore, questo non scompariva? Alla ricerca di risposte, ho approfondito la questione attraverso altri percorsi di formazione, tra cui l'approccio osteopatico, grazie al quale ho scoperto le numerose relazioni che esistono all'interno del corpo. A quel punto ho iniziato ad accorgermi di quanto la percezione del dolore ci fosse utile. Spesso al dolore diamo quest'accezione: tutti vorremmo in astratto stare bene, ma poi spesso optiamo per scelte che ci portano a stare male. Un esempio banale è l’alimentazione:
sappiamo che per essere in salute dovremmo alimentarci in modo sano, ma poi continuiamo a bere e mangiare ciò che non dovremmo e a un certo punto il bruciore allo stomaco arriva, proprio per chiederci di cambiare le nostre abitudini alimentari. E così, nel tempo, mi sono reso conto che il dolore era portatore di tanti messaggi. Potremmo paragonare l’insorgere di questi fastidi portatori di informazioni al cruscotto della nostra macchina: a nessuno verrebbe in mente di far spegnere la spia senza risolvere il problema segnalato. Perché allora facciamo così con il nostro corpo?”

Il sentire
E in effetti, in quest’ottica, il rapporto che abbiamo con il nostro corpo è parecchio disfunzionale. Da dove iniziare, dunque, questo percorso? L'autore se l'è chiesto a lungo e oggi ci risponde così: “Dopo anni di ricerca ho compreso che il segreto che sta dietro a tutto ciò è il sentire. Tutto ciò che altera la percezione di noi stessi è un indicatore, ed è il punto chiave. Se tutti i giorni viviamo un contesto stressante, dopo un po' la mancanza di serenità darà luogo a malesseri e ottundimenti.
Andando avanti nel tempo, questo malessere si trasformerà in un'acidità di stomaco o in una forma di gastrite. E la grande domanda che sorgerà è: dobbiamo spegnere questo dolore senza comprendere quello che ci sta dicendo, o ascoltare e comprendere cosa sta cercando di comunicarci? Nel libro si trova una serie di strumenti grazie ai quali cui ognuno di noi può essere realmente consapevole di se stesso, pur essendo immerso nella propria quotidianità.” La chiave dunque sarebbe proprio l’entrare dentro noi stessi e imparare a fare silenzio, a sentire cosa ci sta comunicando il nostro corpo, cercando per quanto possibile di “leggere” il messaggio che ci sta urlando.

La bussola della felicità e le paure
In questa nuova ottica, il nostro dolore fisico può davvero trasformarsi da una minaccia da cui fuggire, da far tacere, a una bussola che ci indica quale parte della nostra vita possiamo migliorare per poter trovare il nostro profondo benessere, e raggiungere così la felicità che cerchiamo.
Se guidati e supportati dai giusti strumenti, siamo tutti in grado di guidare la nostra vita in maniera consapevole. Prima di poterci lanciare in questo nuovo mondo di scoperte, però, dobbiamo liberarci dalle nostre paure, prima tra tutte quella della sofferenza e dunque della morte.
“La paura della sofferenza è legata alla consapevolezza della necessità di un cambiamento: se io ho un dolore sono costretto a interrogarmi, e quindi preferirei convivere con esso pur di non lavorarci su. Molte persone non vivono perché hanno paura di morire e così passano l'intera vita a... non vivere per paura di morire.”

Ecco allora un libro per capire meglio se stessi, rivolto a tutti quelli che vogliono vivere più consapevolmente, con il supporto di strumenti che li aiutino a camminare seguendo la propria e unica direzione. Buona trasformazione e buona felicità!


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