Abbiamo incontrato Francesca Tuzzi e Rodolfo Carone per conoscere meglio il loro approccio al Reiki e alla vita.
Il tutto... con il sorriso!







Di cosa parla il vostro ultimo libro?


Il titolo è esplicativo: “Reiki: ritorno alle fonti. La strada per la felicità”. In un periodo in cui si trovavano molte informazioni sul reiki ma purtroppo spesso confuse, abbiamo deciso di scrivere il libro che noi stessi avremmo voluto leggere; un libro che fosse ricco di dettagli e che facesse ritorno alla direzione originale del reiki. Per farlo ci siamo avvalsi delle testimonianze dirette dei più importanti esponenti giapponesi nonché di anni di ricerche.

Questo libro, quindi, parla del reiki, della sua storia e delle sue origini, contestualizzando il tutto con approfondimenti sullo shintoismo, sulla cultura giapponese e sugli ideogrammi.
In tanti anni d’insegnamento, infatti, ci siamo resi conto che è difficile capire lo scopo e il fine di una pratica senza comprendere la cultura e la filosofia da cui proviene.

Secondo noi, questo è il libro che mancava sul Reiki. In questi anni, infatti, ci siamo documentati sui testi pubblicati, anche quelli dei nostri insegnanti, e dobbiamo ammettere che un giapponese che parla di reiki da un punto di vista italiano è un po’ noioso. Il materiale disponibile era asettico, e dava un taglio serioso ad un argomento tutt’altro che serio. Un’ importante esponente del reiki, Kimiko Koiama, diceva che il reiki deve aiutare a ridere! Le discipline orientali vengono viste come molto serie, noi, però, ci siamo sempre divertiti moltissimo. Spesso la via spirituale è vista come bella ma faticosa; per noi dev’ essere qualcosa di pratico. Citando Osho: “Sai la differenza tra chi è vivo e chi è morto? I morti non ridono mai”...

In che modo il Reiki può integrarsi con il mondo occidentale?

Benissimo, perché ci insegna a dare la giusta prospettiva alle cose. Il Reiki, come tante altre tecniche, è una via che ci porta verso le domande giuste e le risposte giuste.
Prima di passare all’azione, possiamo cominciare chiedendoci: “è questo quello che sono?”; anche nel momento più frenetico fare un bel respiro e porsi la giusta domanda può fare la differenza. Il Reiki ci insegna l’attenzione, e dove c’è attenzione c’è amore.

Qual è stata la più grande soddisfazione nello scrivere questo libro?

Trovare nelle persone che avevano anni di esperienza alle spalle, il piacere di rivedere il reiki sotto una nuova luce. Trovarlo uno strumento utile e pratico da consultare in maniera fruibile e con semplicità. Abbiamo sviscerato l’argomento perché fosse alla portata di tutti, sia di chi fa reiki da anni, sia di chi ha appena cominciato: e siccome tutti hanno capito sia lo scopo che il concetto, essere abbracciati da più persone con diversi livelli di coscienza e conoscenza è stata una soddisfazione immensa.

Quali sono le differenze tra il Gendai Reiki che voi proponete e gli altri tipi di Reiki?

Reiki è uno, ci teniamo a specificarlo. O meglio, dovrebbe essere uno. Ma anche in questo ambito ci sono personalità multiple. Esistono sempre nuovi stili e nuovi metodi, in tutte le pratiche olistiche, ogni tanto arriva qualcuno che propone qualche cosa in più, qualcosa di nuovo.

Nel momento in cui si vuole attingere a un’ informazione che è dentro di noi, ci sono miliardi di modi per farlo; ognuno possiede una sua magia interiore, e le varie tecniche non sono altro che vari modi per raggiungerla. Ognuno deve trovare quella giusta per sé: reiki, yoga, shiatsu… non esiste una tecnica migliore di un’altra. Esistono solo persone che hanno deciso di lavorare su se stesse per diventare più umane.

Gendai vuol dire “moderno”; è una parola composta che se dovessimo tradurre assomiglierebbe allo “spirito del tempo”, “ spirito della nostra epoca”.
Gendai, significa mantenere lo spirito originale portandolo ai giorni nostri: noi non siamo uomini giapponesi di 100 anni fa, quindi possiamo fare le cose diversamente, pur mantenendo lo spirito originale.

Cosa pensate di questo momento storico?

Credo che l’umanità sia in una fase un po’ adolescenziale: pensiamo di essere già arrivati, pensiamo di essere al culmine dell’evoluzione, ma non è così. Come un adolescente, l’umanità cerca di individualizzarsi, è focalizzata su se stessa, cerca di capire chi è; pensa di sapere tutto ma non ha coscienza di se stessa. È deresponsabilizzata: vuole essere adulta ma non sa prendersi le responsabilità delle proprie azioni.

La buona notizia è che l’adolescente diventerà adulto quando imparerà ad assumersi le proprie responsabilità, quando ci sarà una presa di coscienza generale su dove vogliamo andare.
Se dovessimo usare una metafora geometrica, diremmo che all’inizio l‘umanità era un cerchio, dove il tempo era molto lento e tutto rimaneva uguale per tanto tempo; oggi l’umanità è una linea retta, dove ognuno in qualche modo pensa per sé e dove c’è la tendenza all’evoluzione singola; il futuro sarà mettere insieme le due figure e creare una spirale, in cui ogni elemento evolve in armonia con l’ altro.

Avete un sito vostro?

Non più. Chi desidera contattarci può farlo attraverso le nostre pagine social: “Non solo Reiki”, “Water for unity”, e la nostra pagina autori “Gendai Reiki Italia”.

Cosa è Amrita per voi?

È stata sicuramente un trampolino di lancio per la nostra attività. Abbiamo sempre insegnato, creato eventi, ma lo scrivere è stato qualcosa in cui ci siamo imbattuti. Abbiamo incontrato Daniela Muggia durante un evento organizzato da noi, e, tempo dopo, ci ha chiesto di scrivere un libro con vari relatori. A quel punto avevamo già pronto il libro sul Reiki, glielo abbiamo proposto subito, le è piaciuto e lo ha pubblicato.
Siamo riconoscenti ad Amrita, perché ci ha permesso di pubblicare un libro non semplice. È la mamma dei nostri primi due libri, e quindi, per forza di cose, il nostro è un rapporto speciale.






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