ALBERTO FRAGASSO E IL SUCCESSO DI DANZARE CON LA TEMPESTA

Il tempo è una percezione relativa: siamo usciti da poche settimane dalla tempesta emotiva, sanitaria, mediatica e ci sembrano già passati diversi mesi. Tutto sembra essere avvenuto in un tempo lontano, remoto. Viviamo ancora gli strascichi degli scombussolamenti vissuti, ma percepiamo ormai solo l’eco di quella confusione che ci aveva assalito.
Ad oggi non vediamo l’ora di andare avanti, di lasciarci tutto alle spalle.
Ma cosa abbiamo imparato dai mesi di tempesta appena trascorsi? Abbiamo appreso qualcosa dalla paura e dal terrore che abbiamo dovuto affrontare? E dal qualunquismo mediatico a cui siamo stati sottoposti?
Tra le proposte culturali, di invito all’ascolto e alla consapevolezza che ci hanno accompagnati c’è stato “Danzare con la tempesta”, un ciclo di presentazioni in diretta, in cui l’ideatore e conduttore Alberto Fragasso ci ha portato, ad ogni puntata, all’interno di un tema differente, per comprendere come affrontare la confusione interna ed esterna del momento, ed uscirne migliorati e arricchiti.
Per salutarlo e ringraziarlo degli approfondimenti interessanti che ci ha proposto nelle precedenti settimane, gli abbiamo rivolto qualche domanda, per capire da dove nasce e quali sono gli aspetti meno conosciuti di questo ciclo di presentazioni da poco terminato.


TEMPESTA 1Alberto, come è nata l’idea di “Danzare con la tempesta”?
L’idea nasce da un momento di ricerca rispetto alla situazione che stava emergendo durante il periodo della quarantena.
Mi occupo, come racconto all’interno dei miei libri, di viaggi sciamanici o ispirazioni transpersonali, attraverso i quali entro in connessione con forze archetipiche per avere risposte a interrogativi e rivelazioni. Nello specifico, nel periodo della quarantena, il mio intento era avere più risposte rispetto a ciò che stava avvenendo: i mass media proponevano un turismo mentale; le persone, in questo caos, erano alla continua ricerca di notizie che potessero essere un approdo sicuro per la loro mente. Assistevo ad un aumento esponenziale dello stress collettivo e della paura.
Le informazioni dei media tradizionali rimandavano ad un’unica visione dei processi usati per curare la malattia, ma aspetti altrettanto importanti non venivano minimamente affrontati. Ero dunque alla ricerca di strumenti che potessero accompagnarci ed essere utili a più persone possibili e lì, in quel momento, è nata l’idea di una rassegna di presentazioni. Mi sono confrontato per primo con Rossana Beccarelli, poi con Daniela Muggia... e così, tante idee, spunti e piccoli semi sono esplosi, dando vita a una serie di eventi online, con lo scopo di portare una nuova visione di maggior consapevolezza della malattia, del proprio stato emotivo profondo e delle proprie paure.

Gli invitati arrivano da diverse preparazioni: come hai scelto chi coinvolgere?
Una parte delle persone coinvolte le conoscevo già da tempo: avevamo collaborato insieme anche in altre occasioni, tra cui l’evento organizzato da Humana Medicina del 2018, “Dalle tradizioni dei popoli alle terapie del futuro”, in cui avevo conosciuto molti professionisti come Tania Re o Eija Tarkiainen.
Ho deciso di coinvolgere anche persone con cui già da tempo avrei voluto collaborare, ma con cui per vari motivi non c'era ancora stata un'occasione. Ne sono un esempio Carlo Ventura ed Emiliano Toso. Altri ancora mi sono stati consigliati e sono stato felice di conoscere e approfondire il loro lavoro, insieme a chi ci seguiva.

TEMPESTA 2Sei partito in questa avventura con aspettative particolari? Se sì, sono state soddisfatte?
In realtà sono partito come un treno all’inizio del primo ciclo di rassegne e non ho avuto neanche tempo e modo di crearmi aspettative, ma, se dovessi fermarmi e rivivere i pensieri di quel momento, di certo non immaginavo che sarebbero stati momenti così tanto vissuti e apprezzati.
Il primo ciclo di presentazioni infatti è andato bene, ma con il secondo c’è stato il boom di ascolti, interazioni e seguito.
Il mio timore iniziale era che se avessi proposto l’iniziativa da solo questa non avrebbe funzionato. Ho deciso dunque sin da subito di coinvolgere più persone che, insieme a me, potessero portare avanti l’idea e supportarla: come Amrita Edizioni, Italia che Cambia e Humana Medicina.

Hai iniziato da un primo ciclo e poi deciso di proseguire con un secondo. Cosa è accaduto?
Sono stato felicemente spinto a farlo. Al termine delle prime dirette mi sono arrivate moltissime richieste di persone che mi avevano seguito ed erano tutte molto entusiaste: non ho potuto tirarmi indietro!

Che tipo di feedback hai ricevuto?
Tantissimi messaggi! Molte persone si sono sentite accompagnate, cullate. Vivevamo una situazione particolare, le domande erano tante e molti mi scrivevano che “Danzare” rappresentava un appuntamento fisso di sostegno, in cui potevano mettere in pausa la confusione, e dedicarsi una tregua, ascoltando e imparando ad ascoltarsi.

Immagino sia stato anche per te un percorso arricchente...
Sì, moltissimo! Ha nutrito anche me e non poco. Molti aspetti approfonditi durante le dirette erano stati trattati, o perlomeno toccati, all’interno dei miei libri, seppur in modo diluito.
In particolare ho sentito arricchente il dialogo con Carlo Ventura perché il tema delle melodie e vibrazioni armoniche l’ho affrontato anche io, ma sempre da un punto di vista sciamanico, e sapere che gli stessi argomenti sono trattati e approfonditi a livello scientifico è stato per me emozionante.
Le dirette che mi hanno toccato più in profondità sono state quelle di Ventura, appunto, ma anche di Silvia Di Luzio, della dott.ssa Conforto. Anche in questi ultimi esempi ho ricevuto conferma di quanto vissuto e sentito durante esperienze mie, e non solo, di viaggi sciamanici.
Il fatto, ad esempio, che vi sia un enorme cristallo di diamante all'interno del nucleo terrestre, oggi provato a livello scientifico, è qualcosa che si è visto più e più volte durante viaggi sciamanici ed è infatti presente in diverse letterature precedenti a quelle scientifiche.
Noi occidentali abbiamo sempre bisogno di conferme razionali a tutto, e trovo che avere chiavi di lettura e ganci che passino attraverso quella lettura sia utile per accompagnare le persone in un certo tipo di esperienze.

Qual è stata la più grande delusione?
Forse il fatto che appena finita la nostra rassegna ne siano nate di altre, più grandi e molto simili. C’è necessità di parlare di questi temi, quindi apprezzo che venga fatto, ma mi sono sentito sopraffatto, pensando agli sforzi fatti per mettere in piedi a livello volontaristico quanto realizzato e vedendo con quale semplicità realtà molto grandi e con disponibilità economiche proporzionate riuscivano a realizzarle.

E la più grande soddisfazione?
Sicuramente la gratitudine ricevuta dalle persone. Era bellissimo vederle, in uno stato quasi meditativo, ascoltare le presentazioni.
Mi sono rimaste impresse soprattutto le immagini poetiche di due donne: una era una signora anziana che con le sue cuffiette era attentissima a tutto ciò che veniva detto, e l’altra era un’infermiera che si connetteva tutte le settimane, con ancora indosso la mascherina, durante la pausa del suo turno in ospedale.
Loro, e persone come loro, hanno rappresentato non solo la mia più grande soddisfazione, ma anche il senso di ciò che ho portato avanti.
E poi la cooperazione che è emersa: tra chi organizzava, comunicava, ma anche tra gli autori stessi. Si è formato un senso di appartenenza, una narrazione che univa i diversi pezzi del puzzle che andavamo tutti insieme a comporre.

VI RICORDIAMO CHE TUTTE LE PUNTATE DI DANZARE CON LA TEMPESTA SONO DISPONIBILI GRATUITAMENTE SU YOUTUBE. QUESTA BELLISSIMA INIZIATIVA HA RAPPRESENTATO SOPRATTUTTO UNA GRANDISSIMA SODDISFAZIONE, ANCHE PER NOI DELLE EDIZIONI AMRITA. UN ATTO PIONIERISTICO DI CUI È STATO UN ONORE FAR PARTE!
UNA RIVOLUZIONE CHE SICURAMENTE PROSEGUIREMO ANCHE L'ANNO PROSSIMO! 
GRAZIE ALBERTO!





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