Molto spesso perdiamo noi stessi nel rumore della vita quotidiana. Secondo il pensiero sciamanico per ritrovarsi occorre coltivare la consapevolezza. Alberto Fragasso, autore tra gli altri di “Dreamwalking-La via del sognatore”, ci aiuta a scoprire che per ritornare alla nostra parte più profonda non abbiamo bisogno di andare troppo lontano: tutto ciò che ci serve realmente è nel nostro cuore.

Si dice spesso di sentire qualcosa con tutto il cuore o di amare perdutamente allo stesso modo. Ma ci siamo mai chiesti cosa significhi davvero? Secondo la cultura sciamanica, il cuore è una sorta di bussola, soprattutto quando la nostra mente si allontana da noi al punto da sentirci completamente persi. Lo stato di alienazione dal mondo a cui questo conduce, priva di significato l’esperienza stessa della vita.

Nell’ultima puntata di Filo Diretto con l’Autore, Alberto Fragasso, antropologo, counselor transpersonale, insegnante e praticante sciamano ci aiuta a capire che per ritornare a noi stessi non serve andare lontano, ma tutto ciò che ci occorre si trova realmente nel nostro cuore. Non a caso “andare al cuore delle cose” significa puntare dritto alla meta, senza scorciatoie di sorta. 

Proprio nel suo ultimo libro edito da Amrita Edizioni, “Dreamwalking - La via del sognatore”, ispirato alla saggezza delle culture native di tutto il mondo e in particolare di quelle amerindie, europee e mediterranee, l’autore ci conduce alla scoperta della dimensione del sogno e del ruolo del cuore. Ma prima di tutto, nel libro vengono illustrati piccoli e semplici rimedi per l'anima che possono risvegliare il sognatore dentro ognuno di noi, rendendolo così una vera e propria guida da leggere tutta d’un fiato o sfogliare di tanto in tanto.

Nel pensiero sciamanico il concetto di sogno è imbevuto di molteplici significati. Innanzitutto “sognare” significa imparare ad amarsi e amare gli altri, vivere con compassione, speranza e coraggio. Per queste culture non c’è solo il sogno notturno: si può sognare anche in stato di veglia e vivere esperienze molto diverse da quelle a cui siamo abituati

Quando i primi uomini iniziarono a sognare di trovarsi in altri luoghi lontani nel tempo e nello spazio, svilupparono un corpo del sogno, una sorta di doppio che di notte era in grado di compiere viaggi e prodezze. Questo ha reso il sogno un potente strumento di cura, attraverso cui ricevere messaggi, insegnamenti e ispirazioni.

Come spiega Alberto Fragasso, bisogna imparare a farsi guidare dal proprio cuore. È possibile parlare addirittura di una sorta di «cartografia del cuore»: una mappa che si configura come una rosa dei venti, con quattro direzioni che diventano sette per la cultura nativa. In ognuna di queste è possibile riconoscere «una forma di cuore», con al centro il cuore archetipico, che racchiude tutti gli altri in quanto simbolo di profondità e consapevolezza verso cui tutti dovremmo tendere.

«Se partiamo da est – racconta l’autore – troviamo il cuore illuminato e puro di un bambino. Un cuore innocente, luminoso, che sprigiona amore incondizionato. Spostandoci verso sud, invece, troviamo un cuore appassionato, che ha fatto esperienza di luci e ombre e che è accogliente come un rifugio. Verso ovest, troviamo quello che con un termine junghiano potremmo definire un cuore individuante, che ha sofferto e che nel suo passaggio da est a ovest è maturato».

E poi un cuore romantico, spostandoci a sud-est e uno spezzato, a sud-ovest. «A nord – spiega Fragasso – a fare da guida, si trova il cuore saggio, che si identifica con il sapere e la conoscenza degli antenati: un cuore che ha sofferto e che porta le cicatrici di quel dolore. A nord-est, invece, troviamo un cuore cosmico, aperto e arricchito di saggezza». Ma è verso l’unione del centro che dovremmo converge, senza rimanere intrappolati in una sola di queste direzioni, che insieme restituiscono la consapevolezza del cuore archetipico.

Tendere al centro e all’unione di tutte le parti è una ricerca costante. Secondo un’antica profezia andina, un giorno il condor e l’aquila torneranno a danzare insieme nel cielo. Il condor viene generalmente associato dalle culture native al cuore, mentre l’aquila alla mente. Un giorno entrambe torneranno a essere un’unica cosa. Ma prima di quel momento occorrerà cercare una profonda consapevolezza, guidati prima di tutto dal proprio dal cuore.

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