David Michie affronta il tema della spiritualità animale riportando una serie di studi, casistiche e ricerche scientifiche che investigano da diversi punti di vista l’esistenza o meno di una coscienza animale. Gli animali non solo sono esseri senzienti, ma sono anche in grado di andare oltre a ciò che sino ad ora la scienza aveva immaginato.




Il buddismo definisce la meditazione come “familiarizzare pienamente la mente con un oggetto virtuoso”, un’accezione più ampia di quella a cui forse siamo abituati. Questo perché nel buddismo la meditazione è indirizzata verso lo scopo ultimo dell’Illuminazione.

La meditazione viene più comunemente definita come “prestare attenzione al momento presente in modo deliberato e non giudicante”, ad un particolare oggetto per un periodo specifico di tempo. Che questo oggetto di osservazione sia il nostro respiro o altro, conosciamo oggi, grazie a numerosi studi, i benefici di questa pratica che permette di addestrare i nostri pensieri. Effetti positivi sia fisici che mentali derivano dal meditare costante.

Si dice spesso che la meditazione sia semplice ma non facile. Quando chiudiamo per le prime volte gli occhi e cerchiamo di appoggiare la nostra attenzione al respiro, è comune sentirci sovrastati da una gran quantità di pensieri, agitazioni fisiche e mentali. Di fronte a tanta scomodità spesso apriamo gli occhi e interrompiamo l’esperienza catalogandola come spiacevole. E magari di fronte a noi vediamo il nostro gatto o il nostro cane starsene placidamente rilassato, con lo sguardo fisso a mezza distanza, immobile. Potremmo anche esclamare interiormente: “Lui sì che sa meditare!”.

Spesso gli altri animali vengono definiti come “meditanti naturali”, sono infatti capaci di starsene fermi per lunghi periodi in cui sembrano semplicemente dimorare nel momento presente, senza bisogno di muoversi fisicamente o di cercare stimoli mentali. Diversamente da noi animali umani non sembrano avere problemi a starsene tranquilli in una stanza da soli.

Stanno davvero meditando? Questo non è possibile saperlo. David Michie, autore per Amrita Edizioni de “Il gatto del Dalai Lama”, de “Il Buddha degli animali” e di “Karma Istantaneo”, dice: che è impossibile saperlo “proprio come non possiamo sapere se la persona seduta accanto a noi sul suo cuscino stia meditando davvero oppure stia semplicemente sognando ad occhi aperti. Ma l’alta sensibilità che tanti animali dimostrano alle forme di comunicazione non verbale, insieme alla predisposizione naturale all’intuito e persino alla telepatia, lasciano pensare che quantomeno trascorrono lunghi periodi di tempo dimorando nel qui e ora, vale a dire essendo presenti”.

Con i suoi libri, che siano romanzi o saggi, David Michie ci accompagna con semplicità (che non significa semplificazione) e leggerezza,  alla comprensione degli insegnamenti del buddismo tibetano. E per il buddismo tibetano tutti gli esseri viventi hanno una coscienza: un gatto, un coniglio, un essere umano, tutti hanno in comune una coscienza. L’idea nel buddismo è infatti che tutti gli esseri viventi hanno una mente, ovvero una coscienza, e questo implica che condividano tre aspetti: la ricerca della felicità, il voler evitare la sofferenza e che la vita sia la cosa più importante e preziosa.

Nel libro “Il Buddha degli animali-La vita spirituale dei nostri amici animali e come accompagnarla”, Michie affronta il vasto tema della spiritualità animale riportando anche una serie di studi, casistiche e ricerche scientifiche che investigano da diversi punti di vista l’esistenza o meno di una coscienza animale, arrivando tutti alla stessa conclusione: non solo sono esseri senzienti, ma in grado di andare oltre a ciò che sino ad ora la scienza aveva immaginato.

Tra le pratiche spirituali che Michie ci consiglia di condividere con i nostri amici animali c’è proprio la meditazione. Se abbiamo già un po’ di confidenza con questa pratica, non abbiamo necessità di cambiare la nostra routine meditativa, secondo Michie basterà solo seguire alcune indicazioni. Ne condividiamo alcune qui di seguito, per approfondire rimandiamo alla lettura de Il Buddha degli animali, di cui qui potete trovare un cospicuo assaggio. Se invece non avete confidenza con la meditazione, condividerla con il vostro amico animale potrebbe essere un ottimo incentivo, basta anche un semplice esercizio come uno di quelli proposti in questo articolo.

1 Lasciamo la porta o la finestra aperta nella stanza in cui seguiamo di meditare in modo che il nostro amico possa andare e venire in autonomia e senza disturbarti.

2 Gli animali non hanno bisogno di essere toccati per beneficiare della nostra pace fisica e mentale quando meditiamo. La sentono, sono capaci di avvertire quando passiamo in quello stato particolare creato dalla meditazione. Non abbiamo quindi bisogno di poggiare una mano su di loro, come alcuni suggeriscono. Ma se sono loro a scegliere di sdraiarsi accanto a te o di venire in braccio, va bene così.

3 Non si può costringere un animale a meditare. Per quanto possa essere forte il desiderio di avere il nostro amico accanto, è meglio lanciargli un invito aperto che pretendere obbedienza. Per gli animali non è necessario vederci per essere in contatto con noi. Anche se il nostro animale non è fisicamente presente mentre meditiamo, non significa che non apprezzi o non tragga beneficio da ciò che stiamo facendo.

Quali sono i benefici del meditare con i nostri amici animali?

Gli animali rispondono alla nostra condizione emotiva. Meditando offriamo loro la possibilità di sperimentare gli effetti positivi della meditazione, possiamo anche aiutarli a recuperare salute fisica e psicologica. Meditando diventiamo più consapevoli e presenti, anche nel nostro rapporto con loro.

Impegnarsi con regolarità in un’attività condivisa, soprattutto non concettuale, rafforza il legame e un legame più forte comporta un più forte desiderio di fare di più l’uno per l’altro. Sarà quindi più facile creare un clima collaborativo ed intendersi più finemente anche nelle istruzioni che diamo loro.

Secondo Michie “la meditazione ci consente di stare insieme in un modo nuovo, diverso dalle classiche modalità vocali e visive. I nostri animali sperimentano un lato diverso di noi, uno che possono condividere in un modo più immediato, e a volte questo basta per eliminare ostacoli anche significativi da un rapporto difficile.”

Se dalla prospettiva buddista lo scopo principale della meditazione è rendere possibile la crescita interiore grazie alla sperimentazione diretta e non concettuale della vera natura della nostra mente, “quando meditiamo con i nostri animali, oltre ai benefici immediati, stiamo imprimendo nella loro coscienza un condizionamento che li predispone alla meditazione in una vita futura. Li stiamo abituando a prendere dimestichezza con un oggetto virtuoso. Facciamo loro del bene non solo a breve termine.”

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