Scarabocchiare fa bene alla salute

I nostri “scarabocchi”, ovvero quelle forme o piccoli disegni con cui spesso riempiamo i nostri taccuini, possono dirci molto di noi ed essere utili al nostro benessere. Andiamo alla scoperta di questi elementi insieme alla grafologa Marisa Paschero.

La Grafologia è una disciplina essenzialmente simbolica che, decifrando i messaggi dell’inconscio e mettendoli tra loro in relazione, tenta di comprendere la natura umana nella sua complessità. L’analisi della scrittura è un affascinante strumento di conoscenza. Ci permette di capire come “lavora” la nostra mente, come si avvicendano le nostre emozioni, come si manifesta la nostra affettività, come fiorisce il nostro potenziale: la Grafologia riconosce la ricchezza e l’unicità di ciascuno di noi, e ci insegna a vedere la proiezione nel presente del nostro progetto di vita. Ad affermarlo è Marisa Paschero, che di Grafologia si occupa da oltre vent’anni, e che per Amrita Edizioni è autrice de Lo scarabocchio - Il tratto d’unione fra noi e il nostro inconscio. Frutto delle sue accurate ricerche, questo libro analizza quei piccoli gesti spontanei che lasciamo sulla carta più o meno distrattamente, tracce imprecise o mini-disegni, che nascono durante una riunione, una telefonata. La nostra mano giocherella con la biro e senza nemmeno che ce ne accorgiamo il bloc-notes davanti a noi si è riempito di forme geometriche, spirali, firme etc.

I nostri scarabocchi ci connettono direttamente con il nostro inconscio, possono essere delle vere e proprie “confessioni involontarie” e dirci molto della nostra personalità, del nostro stato d’animo, delle nostre aspirazioni o frustrazioni. E anche di quelli di chi ci sta accanto. Per saperne di più, abbiamo posto alcune domande a Marisa Paschero.

Scarabocchiare è un'attività spontanea che ci troviamo a fare quasi senza accorgercene. C'è chi si infastidisce quando, ad esempio, in riunione una persona gioca con la penna su un foglio, eppure scarabocchiare è utile, perché?

Scarabocchiare non è soltanto utile, è salutare! Abbandonarci a "divagazioni grafiche" permettendo alla mano di muoversi liberamente sul foglio non ci distrae, anzi ci aiuta a concentrarci, a ricordare meglio e a stimolare l'immaginazione. Inoltre lo scarabocchio allenta la tensione e permette uno sfogo creativo allo stress : non per niente Jung lo consigliava come attività distensiva in caso di insonnia.

Che cosa possiamo definire scarabocchio? Spesso tutti i disegni dei bambini vengono definiti scarabocchi perché sono segni non decifrabili dall'adulto, è davvero così? Che differenza tra gli scarabocchi dei bambini e quelli degli adulti?

Mi piace definire lo scarabocchio una "immagine emotiva" che prende vita sulla carta senza il filtro della mente razionale, una semplice traccia grafica che si rinnova seguendo i nostri pensieri e il nostro stato d'animo. Per il bambino scarabocchiare è una tappa del suo percorso di crescita, un'esperienza fondamentale per cominciare a misurarsi con lo spazio e, soprattutto, per creare una testimonianza visiva di se stesso. In questo modo costruisce i presupposti per le altre due attività basilari per la sua formazione cognitiva ed affettiva: il disegno e la scrittura. Per l'adulto si tratta invece di un ritorno ad una gestualità originaria, spontanea, un flusso libero che sembra non conoscere logica né controllo consapevole, collocandosi ad un livello molto più remoto della scrittura stessa, quello del simbolo universale: da qui il suo valore liberatorio e creativo.

Nel tuo libro ci parli della Grafologia come un affascinante strumento di conoscenza, che cosa possiamo comprendere di noi stessi attraverso i nostri scarabocchi?

Lo scarabocchio parla un linguaggio difficile, complesso ed enigmatico che ricorda il linguaggio del sogno: per questo è difficilmente interpretabile. La scrittura estesa, ovviamente, offre molto di più allo sguardo del grafologo, e per questo io ho l'abitudine di analizzare insieme -quando possibile- grafia, scarabocchio e disegno.

Uno scarabocchio non basta a descriverci, soprattutto se è sporadico o occasionale, ma quando viene ripetuto sistematicamente entra davvero in risonanza profonda con noi stessi. Ciascuno di noi privilegia alcuni tracciati, li ripete automaticamente uguali o molto simili, proiettando sulla carta un atteggiamento personale che il comportamento esteriore non sempre manifesta. A maggior ragione se lo scarabocchio non si riduce a un semplice fluire di tracciati astratti, ma dà vita a una forma figurativa, diventa una sorta di immagine simbolica della nostra quotidianità, dei nostri affetti, delle nostre emozioni... E anche delle nostre memorie e delle nostra aspettative.

Ci puoi fare un esempio partendo da uno scarabocchio?

Certo, qui vediamo degli scarabocchi molto diversi fra loro, ma in qualche modo collegati. Il primo rimanda a una situazione che ci fa sentire imprigionati, costretti, limitati, come sempre quando simbolicamente riproduciamo, in maniera più o meno rigida, le inferriate di un carcere. Naturalmente può trattarsi di uno stato d'animo passeggero, e l'interpretazione è molto ambivalente: non dimentichiamo che sbarre e grate tracciate con un certo ordine geometrico rispecchiano una mente logica che razionalizza, incasella, classifica... Come se volesse "ingabbiare" la realtà per tenerla sotto controllo.

Il secondo ci riporta ai significati classici della "matassa": effervescenza mentale, ma anche disagio, stress emotivo, agitazione interiore... Ma in questo caso alla base compare il piccolo tronco di un albero, con le sue radici: il pensiero che sembra girare in tondo senza trovare una linea coerente cerca appoggio e sicurezza nella realtà concreta per sciogliere i nodi che lo intrappolano e lo confondono.

Si può fare un'autoanalisi del proprio scarabocchio?

Certo, si può fare, ed è anche raccomandabile farla! Il modo migliore, a mio parere, è utilizzare il "Test dello scarabocchio" di Robert Meurisse di cui parlo diffusamente nel decimo capitolo del mio libro. Scarabocchiamo con una matita morbida su di un foglio bianco al cui centro avremo prima scritto il nostro nome, in maniera che il nome venga così quasi a far parte dello scarabocchio stesso. La zona del nome (che può essere scritto per esteso, in corsivo o in stampatello, oppure anche come una sigla o una firma) rappresenta l’Io, mentre il resto del foglio rappresenta lo spazio dove l’Io può proiettarsi per affrontare -simbolicamente- il mondo che lo circonda. Il breve momento del test riassume sulla carta gli "oggetti" che occupano la nostra sfera più intima. Il prevalere di forme figurative rivela il forte bisogno di introspezione, di adesione e di partecipazione alla vita reale caratteristico delle personalità più concrete (con una connotazione di tipo pragmatico se si rappresentano oggetti legati al quotidiano, con un coinvolgimento di tipo affettivo se si tratta di persone o animali).

I creativi si esprimeranno volentieri con un’astrazione inattesa che si espanderà liberamente sulla carta dando vita a “disegni” multipli talvolta molto lontani dall’idea iniziale: alcuni manifesteranno il piacere della comunicazione e dell’interazione con l’ambiente con una gestualità molto fluida di puro movimento, mentre altri, attraverso costruzioni complesse che conserveranno una forma e una simmetria, risponderanno piuttosto al bisogno di mettere ordine nei loro pensieri e nelle loro intuizioni. Il prevalere di forme geometriche, che rispecchiano la necessità di organizzazione, di comprensione a livello logico e razionale, caratterizza persone dal pensiero lineare, ma uno scarabocchio dal risultato evidentemente e schiettamente decorativo ci porta oltre e ci mette di fronte ad un’esigenza di chiarezza, a una ricerca di soddisfazione estetica, talvolta ad un’ansia di perfezionismo.

Davvero innumerevoli sono le modalità espressive che ciascuno potrà sperimentare nel test, perché le sfaccettature della personalità legate al momento e all’emozione tendono a moltiplicarsi come attraverso un prisma: il foglio diventa in effetti, per chi lo ha scarabocchiato, un piccolo mondo dove, per un momento, ha disegnato se stesso. Per saperne di più e scaricare un assaggio de “Lo scarabocchio - Il tratto d’unione fra noi e il nostro inconscio” clicca qui.

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