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Di morte non si muore

Di morte non si muore

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Se il titolo del libro vi pare provocatorio, beh, forse lo è. E forse no. L’Occidente, infatti, ha spesso descritto il passaggio dalla vita alla morte come un interruttore che passa da “acceso” a “spento” appena il cuore smette di battere e un esame degli strati più superficiali del cervello mostra che non vi è più attività. Un attimo prima sei vivo, un attimo dopo sei morto. Ma queste due etichette sono incapaci di cogliere il complesso processo descritto da molte tradizioni tanatologiche planetarie, prima fra tutte quella tibetana, in cui l’Autrice si è specializzata. Come nel tukdam, dove la vita nel corpo continua “al minimo” anche dopo la morte clinica…

 

Se il titolo del libro vi pare provocatorio, beh, forse lo è. E forse no. L’Occidente, infatti, ha spesso descritto il passaggio dalla vita alla morte come un interruttore che passa da “acceso” a “spento” appena il cuore smette di battere e un esame degli strati più superficiali del cervello mostra che non vi è più attività. Un attimo prima sei vivo, un attimo dopo sei morto. Ma queste due etichette sono incapaci di cogliere il complesso processo descritto da molte tradizioni tanatologiche planetarie, prima fra tutte quella tibetana, in cui l’Autrice si è specializzata. Come nel tukdam, dove la vita nel corpo continua “al minimo” anche dopo la morte clinica… A seguito di un’esistenza di pratica meditativa, la meditazione si prolunga durante il processo di morte e anche dopo: il corpo del “defunto” mostra allora una serie di segni del permanere della coscienza in esso, come assenza di rigidità o di decomposizione anche a temperature ambientali elevate… Sapevate che un tukdam può sfociare nella riduzione parziale del corpo, che diventa non più lungo di un avambraccio? E che il corpo può persino scomparire, lasciando sul posto solo unghie e capelli? Il tukdam, il corpo di arcobaleno e altri fenomeni ritenuti un tempo leggende sono oggi al vaglio della scienza. Che incomincia a dare ragione alla tradizione… Daniela Muggia ci conduce in questa esplorazione affascinante con un piede nella tradizione e uno nella scienza, secondo l’approccio di indagine tanatologica che la distingue.

Pagine:
250
Collana:
Scienza e compassione
Inserti a colori:
Copertina:
Plastificata, quadricromia
Dimensioni:
14 x 20,5 cm
Rilegatura:
Brossura
Anno di pubblicazione presso le Edizioni Amrita:
2022
Tipo di prodotto
Libri
ISBN:
978-88-6996-248-6

Daniela Muggia

Premio Terzani 2008 per l’umanizzazione della medicina, allieva diretta di Sogyal Rinpoche e Cesare Boni, ha messo a punto in più di 20 anni di esperienza il Metodo di Accompagnamento Empatico della Fine della Vita (ECEL), un metodo di accompagnamento dei malati terminali, umani e animali, dei curanti e delle persone in lutto, che applica da trent’anni e che è diventato materia di molti master universitari.

Perfezionatasi in tanatologia all’Università Federico II di Napoli, ha esplorato in lungo e in largo il tema della morte con maestri spirituali di moltissime tradizioni. Fra queste, in particolare, il buddhismo tibetano, detentore di una vastissima scienza della morte e del morire.

Sito Web: danielamuggia.it/

Contatto mail: info@danielamuggia.it
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